Torre Annunziata

 

 

 

23-01-2009, TorreSette, Un tessuto sociale sano (Stato, camorra, cittadini)

 

L’ultimo editoriale del carissimo Massimo Corcione, al quale sono grato per le affettuose parole rivoltemi, mi ha caricato, mi ha ridato fiducia in Torre.

A volte dico che sono felice individualmente ma demoralizzato socialmente: alla mia serenità familiare, amicale, lavorativa, in particolare fra gli studenti, si contrappone una impotenza verso la società. Forse le mie idee, proposte, condotte sono errate, ma comunque osservo una comunità, che nella sua grande maggioranza è inerte, o addirittura manifestazione vivente di una realtà totalmente contraria allo stare bene tutti insieme, ancorata piuttosto ad un “presunto” stare bene da soli a danno degli altri.

Quel che più mi deprime è la sottovalutazione dell’occasione storica che ci è capitata.

Fino ad un paio di anni fa potevamo denunciare l’assenza dello Stato: da una parte la criminalità ostentava la sua padronanza del territorio finanche su internet, dall’altra la Procura della Repubblica, massima espressione della presenza dell’autorità statale, era colpita da uno scandalo miliardario, che coinvolgeva anche il procuratore del tempo.

Oggi il cambiamento è radicale: lo Stato c’è talmente che qualcuno comincia a dolersi della sua palpabile diffusione fra strade e vicoli. Certamente dovrà affiancare alla repressione la prevenzione, l’occupazione, le infrastrutture, ma ha invertito la rotta: Torre gli sta a cuore.

Allora perché la città non risponde?

Forse sbaglio, ma fino agli anni ’60, ’70, c’era nei vari tasselli del contesto sociale una bella fetta sana, che produceva economia, lavoro, servizi, cultura, solidarietà… Ricordo in ogni categoria gruppi di persone stimate, affidabili, credibili: fra gli avvocati, gli ingegneri, gli insegnanti, i commercianti, gli artigiani, gli operai, gli studenti, gli stessi politici… Ora si intravede a mala pena qualche cane sciolto, magari criticato, se non sbeffeggiato, dai colleghi, quasi l’onestà sia diventata un’ingenuità, un difetto.

A mio parere bisogna ricostituire un tessuto sociale sano… gradualmente, non in un giorno… ma occorre che ognuno ripensi al suo modo di lavorare e di vivere, anche a come fa il genitore o il figlio… per affiancare lo Stato, senza rintanarsi nel solito lagnoso vittimismo… altrimenti il tempo passerà… i nostri figli continueranno ad andare via… e noi continueremo, senza accorgercene, a seguire il nostro funerale.

E invece no, non può non esserci una percentuale sana, per quanto modesta, in ogni ambito sociale... non possono non esserci dieci commercialisti, dieci idraulici, dieci lavoratori… che hanno ancora voglia di scommettere su Torre. Forse si sono rintanati nelle loro famiglie, non si conoscono fra loro, non sono organizzati, ma al di là di ogni colore politico, di ogni obiettivo individuale, io sono convinto che queste persone ci sono. È a loro che mi rivolgo, per motivarli, o rimotivarli. Basta cominciare ad esternare il proprio modo di essere e di pensare, a dire sì o no ad alta voce, a prendere contatto con gli altri… ed ecco che il peschereccio parte…

So che Massimo è scettico sull’efficacia dell’iniziativa che sto lanciando, non si aspetta molto dagli adulti. E la sua valutazione è riscontrata dai pochi incontri che ho avuto nelle ultime settimane con esponenti di alcune categorie: c’è sconforto, rassegnazione, integrazione nel sistema malato. Ma è anche in questa direzione che vorrei impegnare un po’ del mio tempo, se non con ottimismo, almeno con possibilismo.

Ciao, Massimo; grazie per la tua “presenza” a Torre!       

 

 

 

16-10-2008, Metropolis, intervista, Militarizzazione inutile senza istruzione e lavoro

 

Entro fine mese si insedierà a Torre Annunziata il comando gruppo dei carabinieri. Secondo lei l'attività investigativa e di controllo di questo gruppo riuscirà ad estirpare il male camorra dalla città?

L’aspetto estremamente positivo dell’operazione è l’interesse che lo Stato dimostra nei confronti del nostro territorio. Fino ad un paio di anni fa le risposte istituzionali all’ingombrante contesto camorristico erano sporadiche e legate all’emergenza del momento. Ora lo Stato dice in modo chiaro: Io ci sono!

È un messaggio forte non solo alle associazioni criminali, ma anche ai cittadini, che possono sentirsi più sicuri e magari essere incoraggiati a rispettare le regole, a prendere le distante dai comportamenti delinquenziali ed illegali, magari a denunciare i malavitosi.

Da qui a pensare che l’arrivo del Gruppo Carabinieri possa da solo debellare la camorra ce ne corre. Ormai si tratta di un fenomeno popolare, sociale, economico, finanche canoro. Gli interventi devono essere molteplici e articolati.  

 

E' previsto anche l'impiego dell'Esercito per i cosiddetti check point, come nel Casertano. Come giudica questa decisione.

Se avessi dovuto decidere io, avrei evitato l’Esercito ed utilizzato le risorse umane e finanziarie in altro modo. Però non sono un signor no. Cerco di costruire sulla realtà, che prevede l’uso dei militari, e quindi avanzo qualche proposta sulla loro utilizzazione.

Ad esempio, non mi limiterei ad una presenza formale, ridotta a poche unità, solo per spargere fumo, senza spegnere il fuoco. Organizzerei numerosi posti di blocco in tutta la città, non semplicemente nelle zone ad alta densità criminale. Farei sentire insomma il fiato sul collo a boss e gregari, impedendo loro, attraverso i posti di blocco, di commettere reati, a partire dallo spaccio di droga, ma anche di entrare ed uscire dalla città e dal quartiere. Costringerei i latitanti a venire allo scoperto, erigendo attorno a loro una prigione un po’ più ampia, che comunque ne circoscriva i movimenti. Posizionerei i militi in tutti i luoghi statici oggi occupati dalle Forze dell’Ordine, per liberarne i membri verso compiti di polizia vera e propria, che non affiderei mai ai soldati.

 

Quindi gli esiti potrebbero essere proficui?

Un attimo. Questa forma di militarizzazione dovrebbe aumenterebbe la sicurezza e la sua percezione per i cittadini, ma potrebbe comportare conseguenze negative, da prevedere predisponendo già da subito gli strumenti di contrasto. Potrebbe infatti determinare un impoverimento delle famiglie che traggono i loro redditi direttamente o indirettamente dalle attività delittuose. Potrebbero moltiplicarsi i reati meno visibili: furti, piccole rapine, usura, estorsioni…; potrebbero aggravarsi gli atti di violenza gratuita, in particolare da parte di giovani e giovanissimi; i torresi non camorristi potrebbero alla lunga mal sopportare la pressione psicologica e fisica della militarizzazione, qualcuno anche in malafede.   

 

3) Accanto agli strumenti repressivi, c'è da curare l'aspetto della prevenzione.

Precisato che oggi senza una rigorosa azione repressiva si chiacchiera a vuoto, aggiungo però che, se non la si accompagna ad un graduale, ma massiccio, finanziamento della prevenzione, i microstati criminali non potranno mai essere cancellati. Essi infatti traggono linfa vitale dalla disoccupazione, dal disaggio, dall’illegalità diffusa, dall’ignoranza, dalla promozione ambientale e mediatica di modelli ingannevoli, aggressivi, violenti. Un serio progetto, per ridurre progressivamente la quasi necessità per alcune fasce sociali di ricorrere a condotte illecite, deve partire da solidi e duraturi investimenti occupazionali, che determinino redditi dignitosi da sostituire a quelli illegali.

 

E la famiglia, la scuola?

Di pari passo vanno sostenute le famiglie in difficoltà, con strumenti economici ma non solo: anche psicologici, comunicativi, educativi; e quindi, come sosteneva lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino, occorre un “esercito di maestri elementari”, nel senso che le basi culturali sono essenziali per un lavoro soddisfacente, che eviti il cappio dell’affiliazione camorristica, e nello stesso tempo incrementi i valori del vivere insieme, senza scorciatoie prepotenti o disoneste.

Forse sono sogni, ma senza lavoro, famiglia, scuola e strutture sociali, anche la repressione più severa non avrà mai possibilità di vittoria.

 

Secondo lei si fa abbastanza per creare modelli positivi? E mi riferisco anche ai comportamenti dei rappresentanti delle istituzioni.

Nella nostra città si fa poco o nulla. Le diverse categorie, che possono offrire validi esempi emulativi, sono chiuse in gran parte nell’egoismo intellettuale ed economico, nell’arrivismo e nella prevaricazione.

 

E la società civile?

Salvo sparute minoranze nell’associazionismo e nel volontariato, non esiste.

È esponente della cosiddetta società civile chi acquisisce prestigio nel lavoro, nella professione, nell’impegno civile e, per i suoi meriti, viene chiamato a cariche istituzionali per esercitarle nell’interesse generale. Invece a Torre, e non solo, mediamente l’avvocato e l’architetto si candidano per scambiare il loro bacino di voti con laute consulenze, il medico per fare carriera o ottenere convenzioni, l’imprenditore e il commerciante per tutelare il proprio tornaconto, il presidente di associazioni per assicurarsi sostanziosi finanziamenti per attività che magari non vengono nemmeno effettuate, o comunque presentano costi assolutamente sproporzionati rispetto al risultato.

 

Zona franca urbana: qualcuno ha paventato il rischio che una no tax area possa essere un'occasione per la camorra per riciclare i soldi in attività formalmente lecite. Lei condivide questa preoccupazione? E come giudica questo strumento di agevolazioni fiscali per rilanciare lo sviluppo?

Dal punto di vista teorico la ritengo ottimale per rilanciare le economie in difficoltà, in particolare in territori ad alta disoccupazione. Il potenziale sfruttamento della normativa per fini criminali è in agguato, ma lo è per qualsiasi iniziativa imprenditoriale o commerciale, per cui mi porrei il problema non sul sì o no, ma sul come, pianificandone l’attuazione con la massima trasparenza e serrati controlli per tutta la durata della misura. 

 

Gruppo Carabinieri, Esercito. Secondo lei, l'emergenza a Torre è paragonabile a quella di Casal di Principe o Castel Volturno?

Non so rispondere alla domanda, ma so che a Torre vivo male, anzi malissimo. È come se alla felicità personale corrisponda una depressione sociale. Spesso sono preoccupato, per il presente e il futuro, a volte ho paura, ma più paura di me hanno i bambini, gli adolescenti, i giovani.

Ai politici, che, salvo eccezioni, sembrano attenti solo a prebende, poltrone, pacchetti di voti e hanno smarrito il senso del bene comune, domando se hanno figli, magari nipoti, e mi appello alla parte sana del loro cuore per esortarli riflettere su quale mondo stanno preparando per loro: le interrelazioni personali sono tali da coinvolgere tutti e non consentire solo ad alcuni di salvarsi dai tunnel delle dipendenze o da un proiettile vagante. Mi rivolgo allora quanto meno ai loro sentimenti paterni affinché cambino strategia e comincino a costruire una città che i nostri ragazzi li faccia ridere, non piangere. 

 

 

 

Giugno 2008, TorreSette, Il masochismo politico di Torre (politica, cittadini, partecipazione)

 

Ritorno su un argomento a me caro, ma purtroppo confermato dalle ultime elezioni: ancora una volta nessun torrese siederà in parlamento.

Il mio non è un discorso campanilistico, ma di legittima difesa di fronte allo strapotere di altre città, che stanno non solo ignorando, ma danneggiando Torre Annunziata.

Insisto allora nel mio appello affinché cittadini e classe politica preparino nel tempo dei leader che possano varcare i confini comunali, per portare le loro idee e i loro valori in provincia, regione, Stato, unendoli ai bisogni di un territorio sempre più degradato.

Dai tempi di Gigi Matrone, al quale rivolgo un affettuoso ricordo, si impedisce l’approccio ultracittadino ad un torrese, non per demerito, ma per privilegiare percorsi altrui ed avere la garanzia che gli interessi di Napoli, Torre del Greco, Castellammare, persino Caserta, sbranino quelli di Torre, serbatoio di voti, ma indegna di essere rappresentata in assemblee più ampie di quella comunale.

Mi chiedo, con tutto il rispetto per persone come La Saponara, Pelella, Nappi, Girfatti, Scalera, Falanga…, se la nostra città sia sprovvista di politici, delle diverse aree, con qualità, non dico superiori, ma almeno pari ai parlamentari appena citati.

Le cause del fenomeno però non vanno ricercate solo nel colonialismo politico dei leader delle aree vicine, ma anche in un tumore antico che ha distrutto Torre anche economicamente: l’incapacità di unirsi, di fare squadra: si è normalmente optato per l’individualismo, il personalismo, la gelosia contro l’amico di partito, che a volte ha portato a favorire elettoralmente gli avversari politici forestieri pur di impedirne l’elezione.

È sotto gli occhi di tutti che anche comuni, pur parimenti disagiati, che una volta vedevano in Torre una guida, come Boscoreale, Boscotrecase, Scafati… stanno crescendo, anche come peso politico, mentre a Torre chiudono le saracinesche e interi quartieri muoiono…

Cari concittadini, diceva don Lorenzo Milani che ognuno è responsabile di tutto, credo che ognuno di noi sia responsabile della fine… o dell’inizio di Torre…

Costruiamo insieme il nostro presente, prima ancora che il futuro!

 

 

 

19-05-2007, Metropolis, Politica e clientelismo

 

Una recente ricerca neozelandese ha confermato ancora una volta che i bambini cresciuti in condizioni economiche e sociali pessime, quartieri degradati e violenti, con scarse opportunità di cambiare la loro vita, sono condannati ad una salute fisica e mentale precaria, a probabili trattamenti psichiatrici, a tendenze aggressive, a dipendenza da alcol e droga. Sono quindici anni che giro le scuole di tutta Italia e la mia modestissima esperienza, magari sbagliata, mi ha convinto da tempo che i killer e le vittime, di Scampia e di Torre, se avessero vissuto in situazioni familiari, sociali, urbanistiche serene sarebbero stati degli onesti lavoratori. Ma le istituzioni, a tutti i livelli, sono inerti, in particolare a Torre, ove la lettura delle liste elettorali, mi ha quasi tolto ogni speranza… Ho allora fatto bene a bloccare le pressioni per candidarmi a sindaco, assessore, consigliere comunale! Ma come faccio a stare in liste o schieramenti che presentano candidati e dirigenti imparentati con personaggi della malavita o coinvolti in processi di camorra?

È deprimente anche vedere la democrazia violata prima dalla partitocrazia e poi dalla peggiore della degenerazioni, la personalcrazia: si vota prevalentemente la persona, anche se non ha idee, programmi, progetti, e la si vota comunque e dovunque, a sinistra o a destra, con qualunque simbolo; la si vota per interesse, per avere favori… In questa deriva sono coinvolti elettori ed eletti: del presente e del futuro di Torre non se ne fregano niente! Non se ne fregano se la sanità volutamente non funziona per consentire ai traffichini di agevolare, sostenere, soccorrere e poi pretendere preferenze! Sembra che proprio dalle clientele della sanità provenga buona parte dei suffragi delle cordate che si spostano a seconda delle convenienze personali o di gruppo. Se avessi gli strumenti, cercherei di capire se si è in presenza di voti di scambio, di abusi d’ufficio, di malversazioni... di reati insomma. 

Si è anche diffuso a dismisura il fenomeno dei figli che competono o dirigono per conto dei padri: i casi più eclatanti anche per consistenza elettorale sono quelli di Filomena, figlia di Domenico Impicca, detto Pappone, e di Tom, figlio di Domenico Solimeno, detto Scarola.

In un contesto così precario si verificano acrobazie politiche, sicuramente legittime e motivate ma assurde, come quella che vede Luigi Monaco, sindaco uscente, capitanare la “sua” opposizione; o quella di Mimmo Solimeno, Ciro Portoghese, l’amico Peppe Raiola, trasmigrare in pochi giorni, od ore, in partiti diversi, cambiando addirittura schieramento; lo stesso Gennaro Di Paolo sposta i suoi voti a destra e… a destra, mentre Lello Ricciardi tuona contro il suo candidato sindaco come se negli ultimi venti anni non avesse ordito le trame della politica torrese.

Ci sono poi troppi professionisti a caccia di consulenze, incarichi, carriere; alcuni sono amici, compagni di scuola, voglio loro bene tuttora, come a Mario Iovane, che ha addirittura ideato il “partito dei medici” per poi dribblare candidati ed elettori saltando sul carro di Scarola e Pappone. Non si arrabbino questi ultimi, voglio bene anche a loro, ma ancor di più ai loro figli: se li amate, non li coinvolgete in avventure imprudenti!

Gigi Monaco, che continuo a stimare, ha commesso un grave errore, proprio nell’ottica della personalcrazia di cui parlavo prima: avrebbe dovuto continuare la lotta nello stesso partito, o al limite schieramento, e costruire alternative democratiche, non personalistiche.

Sono un fan di Giosuè Starita, ma vorrei chiedergli: Hai già affermato pubblicamente che confermerai l’attuale capo dell’ufficio tecnico; puoi promettere che lo lascerai al suo posto per tutta la sindacatura? Puoi negare l’esistenza di un patto per le maggiori cariche comunali? Sai, Giosuè, che arriveranno milioni di euro per opere pubbliche e sicuramente la camorra vorrà metterci le mani; puoi garantire che non avrai fra i tuoi interlocutori anelli di collegamento fra camorra e politica, come è avvenuto prima del commissariamento?

Il timore è che la presenza di certi candidati e dirigenti condizionerà la vita amministrativa. Ecco perché tante persone che credono ancora nell’onestà non si sono candidate. Abbiamo il timore di essere utilizzati come specchietto per le allodole, ma privati di potere reale, soprattutto quello di fare gli interessi di Torre. A me è già capitato una vicenda simile: errare è umano, perseverare diabolico!

Occorre convincere la vecchia classe politica a ritirarsi, per consentire a quella nuova di rifondare partiti e movimenti, ancorandoli ad idee, programmi,  interessi collettivi, di prendere le distanze dai portatori di voti, o comunque di incanalarli verso scelte leali, corrette: è questa la base su cui edificare la Torre del Duemila: senza fondamenta umane ed ideali è inutile parlare di progettualità politica per il bene comune!

Mi appello proprio a voi, caro Giosuè, caro Gigi, vi considero amici e persone preparate e perbene. A volte mi assale il dubbio che vecchi marpioni abbiano applicato il “divide et impera”: vi abbiano separato per timore che insieme avreste rinnovato la politica e ridotto il loro potere. Ed allora, dopo il voto, unitevi comunque e mettetecela tutta, assieme agli altri candidati ed eletti perbene, in maniera trasversale, per assicurare, non grandi cose, ma solo un buon governo: trasparente, efficiente, disinteressato. Dateci dei segnali inequivocabili e saremo al vostro fianco, non per occupare poltrone od ottenere favori, ma solo come compatta opinione pubblica.

Caro Diego Marmo, procuratore della Repubblica, non so se hai aperto un’indagine sui reali motivi della defenestrazione del sindaco uscente: la mia deformazione professionale di investigatore mi porta ad ipotizzare che una delle principali cause sia stata la nomina del dirigente dell’ufficio tecnico; è da lì che sono cominciate le baruffe, o meglio si sono accentuate; né c’è mai stata una discussione in proposito nell’assemblea comunale, in totale spregio delle regole democratiche.   

E poi, Diego, tutta questa droga, che arriva a Torre, non è troppa solo per i tossicodipendenti noti? Non è che funge da rifornimento anche per professionisti, commercianti, imprenditori, lavoratori che vogliono “andare a mille”? In questo snodo, così “stupefacente” da essere citato su internet, sono investiti solo capitali camorristici od anche di persone insospettabili, come ai tempi del contrabbando? Sono mai state eseguite, come in altre città, le analisi del liquido fognario per accertare quanta cocaina consumiamo? E perché, Diego (sai che per me sei un maestro fin da quando ero uditore), perché non si è mai intervenuti contro lo scempio di quei ragazzini sulle moto coi fari accesi a monte e a valle di via Bertone, che quasi costringevano le auto ad entrare nel “market”?

Quanto al Penniniello, perché si è donata ai criminali una roccaforte inaccessibile con i soldi dello Stato? E perché non la si apre, espropriando terreni ed inserendo larghe strade di accesso? Ma questo riguarda gli amministratori, a te chiedo: Perché si lascia incustodita la sua scuola elementare, pur nel timore che in caso di scontro a fuoco qualcuno possa rifugiarvisi armato e farsi scudo con i piccoli alunni? E ti sei mai chiesto, Diego, se in quella scuola, priva di apparati di sicurezza, possano essere nascoste nottetempo armi ed esplosivo?    

Diego, mi sono rivolto a te perché so che non hai paura di niente e di nessuno, ma non posso non domandarmi se non ci siano persone conniventi fra gli investigatori: la malattia è troppo vasta per escludere che qualcuno remi contro. Le vicende del tuo predecessore Ormani, che ha tradito le aspettative della Torre onesta, mi impongono di invocare un tuo impegno doppio.

Un impegno moltiplicato chiedo anche ai sacerdoti di Torre, ai vescovi, agli arcivescovi, alle massime autorità dello Stato, in particolare al ministro dell’istruzione affinché l’appena varato “Piano per il benessere dello studente” si concretizzi anche a Torre, nei suoi quartieri più disagiati, ma ricchi di ragazzi pieni di speranze, attraverso misure istruttive e formative straordinarie, con risorse umane e finanziare enormi, per impedire a tutti loro un destino forse già tracciato dalle recenti sparatorie.

Cardinale, ministri, procuratore, sindaco… se voi ci sarete, noi ci saremo! Ma se uno solo di questi bambini diventerà sentinella, spacciatore, rapinatore, assassino, sappiate che la colpa è anche vostra, anche nostra!